Workshop di Emilio Fantin
6 e 7 febbraio 2025, dalle 09:00 alle 18:00
Palazzo Tiravanti
Il workshop intende indurre un’esperienza collettiva che riguarda il rapporto tra sfera onirica e condizione di veglia, mettendo in corrispondenza le immagini sognate con quelle percepite. Si vuole stimolare, con l’approccio artistico, alla propensione intuitiva, per indagare la dimensione invisibile e immaginativa in relazione e quella visibile e sensoriale. A tale proposito, anche se con particolare risalto per la pittura, verrà presa in considerazione ogni forma espressiva
Secondo Jung il sogno è portatore di archetipi che possono rivelarsi attraverso coincidenze significative. Alla fine analizzeremo assieme i lavori cercando si individuare se (non necessariamente) sono frutto o indicano coincidenze significative.
Per coincidenza significativa C.G Jung intende due eventi legati tra loro da un rapporto acausale, non definibile quindi con il rapporto causa effetto. Questi eventi fanno parte della teoria della sincronicità elaborata da Jung assieme al fisico teorico W. Pauli.
“La parola sincronicità deriva dalle radici greche syn ("con", che segna l'idea di riunione) e khronos ("tempo"): riunione nel tempo, simultaneità. Jung in particolare definisce la sincronicità in questo modo:«Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali.”
Qui un famoso aneddoto attribuito a Jung e relativo alla pratica psicanalitica.
La paziente, incapace di trovare pace a causa dell’ossessivo uso della ragione e refrattaria ad ogni tentativo dell’analista, frequenta da molto lo studio di Jung senza che quest’ultimo riesca ad aprire una breccia nella sua ossessione. Per l’ennesima volta Jung l’ascolta e giocherella con le pipe nel posacenere. Decide persino di accendersene una, ha bisogno di buona compagnia per trovare il bandolo di quella matassa. Quando improvvisamente succede qualcosa. Nel bel mezzo del racconto di un sogno fatto dalla paziente la notte precedente dove lei riceveva in regalo una spilla d’oro a forma di scarabeo, un rumore sordo alle spalle del dottore attira la sua attenzione. Toc. Un insetto alato ha urtato i vetri della finestra. Jung va ad aprire per vedere di che si tratta e, sorpresa, eccolo lo scarabeo di cui si stava parlando. Da quell’evento, certamente non legato da un nesso di causa effetto, la sua paziente comincia a migliorare. Lo scarabeo è un antico simbolo egizio il cui significato è legato al tema del rinnovamento e agisce su di lei spingendola a lasciarsi alle spalle l’ossessiva razionalità.
Per partecipare è necessario iscriversi entro martedì 4 febbraio. Entro mercoledì verrà inviata conferma, con priorità agli studenti di pittura.
Emilio Fantin pone le condizioni per un confronto dialettico tra saperi diversi. Crea spazi e situazioni in cui invita a condividere l’area non geografica del sonno e del sogno – un’area in cui si generano intense dinamiche di scambio – alla ricerca di quei legami speciali e nascosti che animano la vita di una comunità. Fantin estende la sua indagine al coma, condizione dove maggiormente sembra echeggiare la presenza di una coscienza diffusa e impersonale. Quest’ultima, che si conforma in diversi stati generando continue epifanie, è il fulcro deIla sua poetica. Strettamente legato al tema della coscienza vi è quello dell’immaginazione che approfondisce attraverso pratiche di improvvisazione interiore, che riverberano nell’idea di un’estetica del non percepibile. Delle sue ricerche artistiche, Emilio Fantin cura in particolare l’aspetto pedagogico; pone grande attenzione al dialogo che si esprime come arte della conversazione e al concetto di comunità invisibile, dove gli aspetti poetici e evocativi del vivere sociale diventano pratica quotidiana. Oltre a esposizioni, performance e workshop in istituzioni e musei d’arte internazionali, ha tenuto un laboratorio su arte e architettura negli spazi pubblici al Politecnico di Milano (2005-2015). È stato coordinatore del progetto Oreste (1995-2001), membro del collettivo Lu Cafausu (2007) e cofondatore della fondazione Lac o Le Mon (2015).
www.poeticsofnonperceptible.com